Un viaggio di cinque giorni in Danimarca alternando a Copenaghen altri posti meravigliosi. Roskilde con le sue navi vichinghe, Helsingor e il suo castello di Amleto e l’isola di Møn con le sue bianchissime scogliere sul mar Baltico.
In questa seconda giornata ci troviamo a Copenaghen e saliremo sul campanile della Chiesa del nostro Redentore (Church of Our Saviour), gireremo per le strade di Christiania, mangeremo al Reffen Street Food Market e infine andremo a vedere il Louisiana Museum.
Se vi siete persi la prima giornata vi rimando all’articolo qui
Inizio di giornata a Copenaghen: Church of Our Saviour
Tutto quello che vedremo oggi è nel quartiere di Christianshavn che raggiungiamo comodamente in autobus partendo dal nostro alloggio. La nostra prima tappa è la Chiesa del Nostro Redentore, o meglio il suo campanile. Anche questa attrazione è inclusa nella Copenaghen Card però è stata l’unica che ha richiesto una prenotazione dal sito. Noi arriviamo al campanile un’ora prima rispetto all’orario di prenotazione e per fortuna non c’è molta gente e ci fanno salire senza problemi.
Il campanile è stato progettato dall’architetto Lauritz de Thurah ed è stato inaugurato nel 1752 e per l’evento lo stesso Re di Danimarca salì fino in cima. La sua guglia è alta 90 metri e per salire bisogna fare 425 scalini, di cui gli ultimi 150 sono tutti in esterno e terminano in una spirale che via via si va sempre più restringendo.
Alla sommità del campanile è collocato un globo dorato, dal diametro di 2,5 metri, con un Cristo di 3 metri di altezza che osserva la città. La particolarità di questa guglia è che è stata costruita in legno di quercia e nelle giornate particolarmente ventose la struttura ondeggia.
Il campanile visto da fuori è indubbiamente molto bello e i suoi dettagli dorati la rendono particolarmente preziosa, oltre al fatto che con il cambiare della luce dona ai visitatori dei riflessi sempre diversi.
La leggenda narra che l’architetto Thuran, ad opera ultimata, si accorse che la scala a spirale girava in senso anti-orario al contrario di quanto era stato progettato e questo lo condusse al suicidio. In realtà mai storia fu più falsa, dal momento che i documenti accertano la sua morte ben sette anni dopo nel letto di casa sua!
Adesso arriva il mio consiglio spassionato: se sapete di soffrire di vertigini e di non poter minimamente sopportare l’altezza, allora salire in cima non fa al caso vostro. Io sono salita con tutta l’incoscienza a mia disposizione e solo quando mi sono ritrovata sulle scale esterne mi sono resa conto di avere molta paura. Il particolare della struttura in legno che ondeggia in condizioni di forte vento l’ho scoperta solo dopo e vi assicuro che il giorno che siamo salite di vento ce n’era, ma io non mi sono accorta di nulla, forse perché troppo preoccupata a salire piegata in due e a guardare solo e unicamente i miei piedi!
Dalla testimonianza della mia compagna di viaggio posso assicurarvi che il panorama è molto bello e offre un’ottima veduta dall’alto di Copenaghen. E anche secondo i Danesi dal campanile si gode della migliore vista della città!
La città Libera di Christiania
In anticipo sulla nostra tabella di marcia proseguiamo verso Christiania, quella che tutti conosciamo come la città libera di Copenaghen.
Christiania nasce il 4 Settembre 1971 quando un gruppo di hippie decise di occupare la zona che era costituita da ex edifici militari. Quel giorno le recinsioni vennero abbattute ai fini di utilizzare il terreno abbandonato per attività ludiche e ricreative. Inizialmente il movimento di occupazione non aveva fini politici. Successivamente, il 27 settembre dello stesso anno, i cittadini si organizzarono guidati dal giornalista anarchico Jacob Ludvigsen per proclamare l’indipendenza del suolo.
Da quel momento Christiania si può dire che è diventata un esperimento sociale che a detta di molti è ben riuscito. Attualmente Christiania conta un migliaio scarso di abitanti che vivono all’interno della città seguendo regole proprie e autogestite. La città possiede negozi di artigianato e varie attività che vanno dalla panetteria al cinema.
Molto controversa resta la questione della vendita delle droghe leggere e anche l’opinione dei Danesi si divide soprattutto per quanto riguarda il discorso legato alla sicurezza e alla circolazione al suo interno. Noi personalmente ci siamo sentite tranquille a girare per le sue strade cercando di rispettare quanto più possibile le regole interne: ad esempio, dove è vietato, si può fare a meno di scattare foto e provare a godersi quanto più possibile la passeggiata senza essere troppo invadenti.
Riusciamo ad arrivare molto presto, intorno alle 10:00 e ci godiamo il lento risveglio della città. Già entrando notiamo subito i colori e le proposte culturali del luogo: tantissimi i murales così come tantissimi i manifesti delle varie proposte ricreative tra musica, teatro ed altro.
Per fortuna al nostro arrivo la presenza dei turisti è bassissima se non addirittura assente. Cogliamo l’occasione per sederci in un bar e fare una seconda colazione dai tempi più rilassati: succo di mela per me, caffè per Mari e un panino con salame, formaggio e cetrioli (e qui emuliamo letteralmente un cliente che prima di noi si sta servendo al banco!). Ci sediamo, respiriamo, ascoltiamo i clienti locali ridere e scherzare, un cane passa e il padrone gli lancia una pallina. Prendo appunti sul mio quaderno, incollo qualche polaroid del giorno prima.
Riprendiamo poi la nostra passeggiata. Non c’è molto da dire: ci lasciamo guidare semplicemente dai nostri piedi e dai nostri occhi. Per noi questo è un po’ il paradiso: street art ovunque. Ci piace tutto, qualcosa ci fa sorridere e qualcosa ci fa riflettere molto. Camminiamo senza renderci conto di nulla e arriviamo a un laghetto e lì ci ritorna il senso del tempo che abbiamo perso. Piano piano riprendiamo la via per uscire da Christiania. In esterno un ultimo murales sulla facciata di ex edificio militare: “Mari, ci pensi a uscire dagli schemi, dalle regole e a vivere in un posto libero?”
(Le foto di seguito non sono tutte fatte con la macchina fotografica, ma ci tengo comunque a lasciarvi una traccia visiva.)
Vivere il Reffen Street Food Market
A questo punto del racconto vorrei poter dire che siamo state furbe, che abbiamo preso una bici o un autobus verso la nostra prossima meta, e invece ancora una volta abbiamo optato per una camminata urbana. Questa volta 40 minuti per raggiungere il Reffen Street Food Market.
Non ho molte foto se non quella del pranzo ed è evidente che questo vuol dire solo due cose: fame e stanchezza.
Posso però dirvi che il Reffen è l’ennesimo esempio di quello che si può fare con gli spazi costruiti a suo tempo per uno scopo e in seguito rimasti in disuso. In questo senso il Reffen è un’ottima riuscita di integrazione tra ambiente marittimo e industriale che caratterizza la zona del quartiere di Refshaleøen. Qui infatti era collocato il più grande cantiere navale del Nord Europa della Burmeister & Wain che impiegava addirittura 8000 persone.
Oggi invece è il più grande street food market del Nord Europa e al suo interno si può trovare davvero di tutto. Abbiamo visto cucine da ogni parte del mondo alcune nemmeno mai viste nella nostra città. Abbiamo sentito profumi provenire da ogni angolo del globo unirsi a colori sgargianti e trame internazionali. Il Reffen più che un semplice luogo per mangiare è un luogo di cultura culinaria multietnica, un luogo che senza dubbio risveglia tutti e cinque i sensi.
Mi dispiace davvero tanto non avere foto, vi rimando al loro sito ufficiale se siete curiosi!
Ultima tappa di questa seconda giornata a Copenaghen: un giro al Louisiana Museum
Fortemente consigliatomi da una cara persona, riusciamo a incastrare nella nostra giornata la visita al Louisiana Museum, museo di arte contemporanea situato a Humlebæk, a 35 minuti di treno da Copenaghen.
Il museo è stato fondato nel 1958 da Knud W. Jensen con l’intento di creare un luogo di arte contemporanea di cui potessero usufruire i Danesi, ponendo come obiettivo quello di portare arte e cultura di alta qualità.
Si stima che il Louisiana Museum accolga circa 700.000 visitatori l’anno ed è il museo di arte contemporanea più visitato in tutta la Scandinavia.
Appena arrivate al museo ci rendiamo conto della bellezza architettonica del luogo che è in perfetta armonia con il contesto circostante, totalmente immerso nel verde e con una paesaggio mozzafiato che dà direttamente sul mar Baltico.
Arte e paesaggio si fondono: le vetrate che danno all’esterno che offrono la possibilità di godere allo stesso tempo di quello che c’è dentro al museo e di quello che c’è fuori, senza mai perdere il focus di quello che si sta ammirando in quel preciso istante.
La mostra estiva che ci accoglie è quella dedicata al pittore svizzero Franz Gertsch (1930-2022) noto per il suo iperrealismo e per le sue opere ritrattistiche di grandi dimensioni. Partendo da stampe fotografiche, Franz Gertsch realizza dipinti straordinari e così realistici che spesso la sensazione è quella di confonderle con delle fotografie.
Cose random che non dimenticheremo + reel riassuntivo
- Il ritorno in treno verso Copenaghen mi regala l’incontro con un’amica che per tre mesi si è trasferita in Danimarca. Non si riesce a organizzare un caffè a Firenze ed ecco che la Danimarca ci offre una birra insieme!
- Passi fatti: 24937
- Km macinati: 15,85
- Temperatura tra i 12° e i 24°
- Ora del tramonto 21:22
- Abbiamo capito che la sera i locali per mangiare chiudono presto: cena cinese e ci passa la paura!
2 Responses
Sei fantastica a descrivere ogni tua emozione,la bellezza di questo paese , riesci a catturare ogni minimo dettagli, descrivere in maniera semplice e convincente ❤️
Grazie, è quello che volevo trasmettere!