[Questo è il resoconto di una giornata trascorsa a Livorno. Le foto non sono recenti, ma esattamente di tre mesi fa. Siamo nella fase che ormai definiamo pre-lockdown. Ed effettivamente questa è stata l’ultima boccata d’aria prima della quarantena, quando ancora non ci aspettavamo il peggio, quando ancora non indossavamo mascherine, ma già nell’aria circolava un pizzico di allarmismo. Non so perché, ma queste foto non le ho mai guardate fino all’altro giorno, ed ora ecco la mia giornata a Livorno.]

“Livorno è una città strana”

C’è questa canzone di Motta che dice che Livorno è una città strana e ogni volta che l’ascolto mi chiedo il perché. E così anche in autostrada me la canto nella testa. Cosa mi aspetto da questa strana città?

Livorno si rivela una città schietta, senza peli sulla lingua, senza vergogna e senza filtri. Per certi versi mi ha ricordato la mia Napoli, e mi è venuto in mente quella cosa che dicono tutti: “le città di mare, e ancora di più quelle di porto, sono così”. E allora si, esistono queste città, così, e forse lo capiamo bene solo noi che da lì proveniamo.

La giornata a Livorno inizia da qui: Terrazza Mascagni

Parcheggiamo la macchina in Viale Italia, a due passi dalla famosa terrazza livornese.

Eccola, elegante e quasi infinita: è così vasta e profonda che non stona con il mare che fa da sfondo.

Un po’ di curiosità: oggi prende il nome del compositore livornese Pietro Mascagni, ed è stata costruita negli anni venti. Nonostante il periodo storico, l’architettura, a primo impatto, non sembra rispettare le forme tipiche dell’architettura fascista.

La terrazza non è altro che un piazzale delimitato da una balaustra formata da 4 mila colonnine. La pavimentazione si compone di 34 mila piastrelle bianche e nere per un estensione di 87 mila metri quadrati. Lo stile è davvero molto semplice e forse è proprio questo che riesce a rendere la Terrazza Mascagni davvero suggestiva.

Ci godiamo la nostra passeggiata: la giornata è bellissima, il sole è alto e si respira aria di primavera.


Cosa mangiare se non pesce?

Basta poco per ricordarci che abbiamo fame, in fin dei conti è ora di pranzo. Siamo in una città sul mare, non c’è ombra di dubbio che il pranzo sarà a base di pesce. Sotto consiglio di conoscenti fidati ci dirigiamo verso la Stuzzicheria di mare, in Piazza Mazzini. Quindici minuti a piedi ci separano da pietanze che già immaginiamo e che ci fanno venire l’acquolina.

Piccola scoperta e piccolo suggerimento: arriviamo a destinazione e scopriamo che è necessaria la prenotazione perché il posto è letteralmente pieno. I livornesi la prendono d’assalto e, se questo da una parte ci fa capire che si mangia bene, dall’altra parte ci lascia intendere che non pranzeremo lì. Quand’ecco il colpo di scena: delle anime pie hanno ritirato la prenotazione. Inutile dire che cuore e stomaco si riempiono di gioia. Il bancone col pesce fresco di giornata parla da sé. E per farvela breve vi lascio guardare quello che abbiamo mangiato.


Il bocconcino “dai-dai”

Stiamo per rinunciare al dolce quando ci accorgiamo che la famiglia del tavolo accanto si sta letteralmente rimpinzando di dolcini dall’apparenza semplice, ma che sicuramente hanno l’effetto del sorriso e del godimento sui loro volti!

Ne ordiniamo un piatto, scoprendone la storia molto carina: negli anni venti un venditore ambulante, d’estate prendeva il suo carretto trainato da una somarella e tutti i giorni se ne andava a Castiglioncello a vendere i suoi dolcetti-gelato. Per non farli sciogliere li conservava con ghiaccio e sale. Purtroppo le giornate erano calde e la somarella faceva presto a stancarsi. Il venditore allora era solito spronarla dicendole “dai, dai!”

La storia è semplice ma vi garantisco che i bocconcini “dai dai” sono un vero uno-tira-l’altro. (Vi lascio qui il link di chi produce queste meraviglie!)


Centro storico

Con le pance piene e la voglia di farci un pisolino ci spostiamo verso il centro storico di Livorno. Per farlo riprendiamo il lungomare e raggiungiamo il porto dove spicca la Fortezza Vecchia della città. Ci sarebbe la possibilità di accedere alla fortezza ma bisogna attendere l’ora in cui viene calato il ponte per attraversare il canale. Decidiamo invece di proseguire, perdendoci tra i vicoli e orientandoci con delle cartine sparse qua e là, verso la Fortezza Nuova.


Street Art

Girando per i vicoli di Livorno mi sono accorta di quanto questa città sia piena di street art. Mi sono divertita e ritrovare artisti che ho conosciuto negli anni girando per le strade di Firenze: Exit Enter, Blub – l’arte sa nuotare, Ache 77. Ma ho anche scoperto artisti nuovi come Mart Signed nell’opera dedicata a Modigliani.

Insomma Livorno non è una città silenziosa, tra street e scritte varie, si sente sempre qualcuno che parla e ha qualcosa da dire.


Terrazza Mascagni, il ritorno

Ne abbiamo viste di foto della terrazza al tramonto e sicuramente non vogliamo perderci questo momento. In fin dei conti è un buon modo per salutare la città.

Rifacciamo il nostro percorso al contrario e di nuovo ci ritroviamo a passeggiare sulla terrazza a scacchi più famosa d’Italia. A quest’ora c’è più gente: famiglie, fidanzati, amici, venditori ambulanti, cani. C’è un brulichio di persone: ancora nessuno sapeva che il giorno dopo saremmo stati costretti alla quarantena. Che strano se ci penso, se penso a quante volte in casa ci siamo dette “vi ricordate che Livorno è stata l’ultima uscita?”

Non sapevamo ancora e quindi siamo riuscite a godere della magia del tramonto, del sole che lentamente si immerge nel mare. Il cielo diventa sempre più rosso per poi lasciare spazio alla sera. Mi giro e alle mie spalle c’è una splendida luna, forse piena, ma non ricordo. Gioco con la luce del sole, gioco col pallore della luna tra i lampioni.

Prima di tornare a casa.

[“c’è un sole perfetto, ma lei vuole la luna”, sempre Motta nella mia testa]


Questo articolo è per voi, Mari e Chiara.

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4 Responses

  1. Wow non conoscevo i bocconcini dai-dai! Io ho provato il Ponce alla livornese e mi è piaciuto tanto. E la terrazza Mascagni è una delle più romantiche piattaforme sul mare 🙂

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