[Perchè? Questo viaggio parte da una necessità: stare insieme e consolidare un legame fraterno che si apre ogni volta a nuovi elementi.]


In cammino verso Pietra Cappa ci perdiamo nella generosità di chi abita terre aspre

Dopo una notte a Gerace, in un agriturismo comodo e bello, tra personaggi che parlano un dialetto così stretto da attingere al latino, e piccoli particolari quasi surreali, ci avviamo alla volta di San Luca. Ci troviamo di fronte un paesino piccolo, silenzioso, aspro. Ci sentiamo osservati e abbiamo la percezione di chiusura, in fin dei conti basta guardarsi introno per capire che San Luca non è abituata al turismo di massa. Siamo ospiti, ci muoviamo in silenzio e chiediamo informazioni ad una signora, gentile. Lei poi ci insegnerà che le apparenze ingannano.

Partiamo, zaino in spalla, qualche provvidenziale tarallo, acqua.

Subito incontriamo personaggi del posto. Il signor Giuseppe e sua moglie saranno per noi preziosi. Per loro inizia una giornata di lavoro: lui si presenta con un ascia che lungo il percorso è utilizzata come bastone, sicuramente più avanti diventerà uno strumento di lavoro. La manica del suo maglione è vuota di carne umana: si usa sfilare il braccio dalla manica per poi riempirla della propria colazione, basta fare un nodo alla sua estremità. Non sono necessarie borse: due maniche possono bastare.

Camminiamo, il signor Giuseppe ci propone un pezzo di strada insieme: ci offre indicazioni e piccoli frammenti della sua vita. Provvidenziali le domande di Alfredo, si viene a creare una storia: interagiamo o ascoltiamo in silenzio, conserviamo tutto nella nostra testa. La moglie del signor Giuseppe si ferma per prima, la sua giornata di lavoro può adesso iniziare.

Con il signor Giuseppe proseguiamo fino al pezzo di terra dove ci sono le sue capre e i suoi alberi di ulivo. Ci mostra con orgoglio i suoi animali: dobbiamo fotografarle mentre lui ci racconta di loro, orgoglioso. Dobbiamo salutarci e ci dice più o meno così: se avessi potuto vi avrei accompagnati fino alla fine. Noi ringraziamo: “per così poco!”


Improvvisare, sbagliare e godere

Seguiamo il nostro percorso con le indicazioni che ci sono state appena date. La natura è rigogliosa e aspra allo stesso tempo. Chissà fino a che punto abbiamo seguito correttamente le indicazioni del signor Giuseppe. Un prato immenso, ci fermiamo per una pausa: qualcuno va in avanscoperta, noi altri restiamo, dei maiali selvatici sono a pochi passi da noi. Proseguiamo, ma probabilmente ci siamo inventati il percorso, allungandolo. Non importa, alla fine siamo immediatamente sotto Pietra Cappa, immensa ci sovrasta. Pausa, tarallo, una foto in bilico per tutta la compagnia.


Scendiamo alla volta delle Rocche di San Pietro: qua il paesaggio è spettacolare. Riusciamo e vedere il percorso fatto e respiriamo la tranquillità di chi molto tempo prima di noi ha abitato queste rocce: è stato infatti l’asceterio di monaci eremiti brasiliani. Le Grotticelle artificiali, scavate della roccia, sono state le abitazioni di questi uomini che hanno trovato il giusto equilibrio con la natura.


C’è bisogno di condivisone

Terminato il nostro percorso, torniamo verso San Luca, affamati. Vi ricordate la signora che ci aveva dato indicazioni? La signora Lina, così si chiama, ha voluto ospitarci a casa sua per offrirci da mangiare. Per non farle invadere casa da sette persone, abbiamo gentilmente rifiutato. La signora Lina, con il suo grande cuore, ci ha portato comunque delle uova e del pane. È bastato poco per stringere un legame, per parlare e farle compagnia, forse voleva solo questo. Grazie.

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